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Filippine, Boracay. L’isola paradisiaca dalla spiaggia con sabbia color farina.

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Atterro a Boracay verso le 6.30 del mattino. Atterro nel nulla.
Affianco alla pista le mucche pascolano.
Prendo il mio zaino e mi dirigo verso il porto a prendere la barca che mi porterà su questa isola incantanta. Una volta arrivato prendo il primo tuk tuk (un taxi triciclo) della mia avventura filippina e mi faccio portare all’ostello per un costo totale di 50 centesimi.
Entro in questo villaggio di capanne e conosco subito due canadesi Nicole e Megan.
Faccio il check-in e mi sistemo. Camerate di 5 letti con ventilatori salva vita per la notte.
Decido di non dormire, nonostante abbia passato la notte sonnicchiando per terra nell’aereoporto di Manila.
Sono le 8 del mattino di lunedì. Non vedo un letto da venerdì notte, ma la spiaggia chiama.
Arrivo, e mi lancio in acqua.
Sono vicinissimo al raggiungimento dell’orgasmo.
Acqua trasparente e di una temperatura perfetta.
Dopo poco mi raggiungono le due canadesi. Facciamo due chiacchiere. Hanno appena iniziato un viaggio di 4 mesi. Arriva mezzogiorno e vado a mangiare. Incontro due svedesi che mangiano con me. Sono distrutto vado in stanza e trovo uno spilungone che si medica delle ferite. Si chiama Gabriel e anche lui è canadese e si sta curando dei tagli che si è fatto cadendo sul corallo facendo surf a Bali. Anche lui in viaggio da non so quanto tempo.
Ci sta dentro. Alle 4.30 senza aver dormito un minuto mi incontro nuovamente con le canadesi. Si è deciso che si va in un bar scavato nella scogliera che ha un promontorio per vedere il sole spegnersi nel mare. Si aggregano un po’ di persone. Gabriel, due londinesi, uno svedese, tre americani, e uno svizzero di nome Doriano che fa il pilota di aerei per la Swiss Air.
Prendiamo sti taxi/motorino/tricicli e andiamo su.
Tramonto da favola, birra altrettanto decente, e super compagnia.
Torniamo indietro e ognuno va a rilassarsi per i fatti suoi. Doccia e torno nella living room.
Giochiamo a biliardo e beviamo qualcosa. Io e Doriano ci smezziamo una pizza.
Non male per essere a dieci mila chilometri dalla patria della pizza.
Sono le 23. Sono distrutto ma decido di andar fuori a bere qualcosa. C’è questo bar affianco ad un supermercato che comporta la fine dei sensi.
Ad un tratto arriva un certo Ash con una bottiglia di coca-cola da 2 litri trasformata in un immenso cuba-libre.
Beviamo chiacchieriamo e giochiamo con i bambini che ci chiedono i soldi.
Mi ritrovo a parlare con due messicane 30enni.
Si chiamano Paola e Mia. Lavorano nella moda, hanno un’agenzia di modelle, ma potrebbero benissimo lavorare loro come modelle. Chiacchieriamo per un po’ e poi le mollo. Torno a parlare con Ash. Doriano è andato in spiaggia con una spagnola.
Dopo poco ritrovo le messicane ubriache fradice. Le salvo da un filippino molesto e le riporto in ostello dondolando e insegnandole parolacce in italiano. A mia discolpa posso solo dire che me l’hanno chiesto loro.
Mi sveglio 6 ore più tardi decisamente più presto del previsto. Circa le 10. Però sono stranamente riposato, nonostante abbia la sensazione di aver preso bastonate in testa. Vado al bar e trovo un ragazzo scozzese conosciuto la sera prima. Viaggia con la moglie e mi chiede se ho voglia di cose sintetiche per “tirarsi su”.
Vabbè.
È già alla seconda birra che beve della giornata. Birra da 7 gradi.
Scozzesi.
Decido di andare in spiaggia a far colazione. Pancake con mango fresco. Che delizia.
Incontro Megan e Nicole (le due canadesi). Parlano di far un tour organizzato con l’ostello. Si va a tuffarsi dalle scogliere. Appuntamento alle 2. Faccio dei bagni e mi rilasso in spiaggia, mangio una pasta di dubbio gusto e poi torno in ostello. In ostello incontro Stephanie, svizzera con uno stile tutto suo. Anche lei viaggia da 3 mesi. Si è appena fatta un tatuaggio sulla coscia.
Bello il tatuaggio.
Bella la coscia.
Prima di salire sulla barca andiamo al supermercato per comprare da bere. Siamo 29 persone, che berranno come spugne del pessimo alcool su una barca in bambù prima di lanciarsi da delle scogliere alte 10-15 metri. La cosa è stupida quanto eccitante. Sulla barca gira qualsiasi tipo di bottiglia. Il rhum prima di tutti, seguito dalla vodka e da una roba strana di 20 gradi coreana.

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Arriviamo a queste scogliere e iniziamo a lanciarci come bambini. Gabriel fa backflip su backflip, io mi lancio di testa e mi diverto un sacco. Beviamo qualcosa e torniamo sulla spiaggia. Ma non c’è più la barca. Ci dicono che si è distrutta sugli scogli.
Bene.
Dopo mezz’ora ne arriva un’altra. Ha scritto in caratteri cubitali MASSIMO 18 PERSONE.
Noi siamo 29. Senza paura.
Per salire lo scozzese cade in acqua e per risalire spezza un pezzo di bambù. Di male in peggio. Recuperiamo da un’altra barca, il resto dell’alcool lasciato sulla Supermario (era il nome della sfortuna barca distrutta contro gli scogli).
Beviamo.
A Nicole scappa da pisciare.
Beviamo.
Nicole si mette a pisciare dallo scafo della barca con tutto al vento.
Beviamo e guardiamo.
A Nicole non gliene frega un cazzo.
Raramente ho visto così tanta ignoranza in una ragazza.
La adoro.
Nel frattempo si alza il mare è la nostra barchetta sovraccarica fa fatica a superare le onde. Stephanie si stringe a me come una bambina. Arriviamo sani e salvi e ci godiamo anche il tramonto dalla barca.
Torniamo in ostello. Doccia, poi mi abbiocco. Mi sveglia Doriano. Scendiamo e beviamo qualche birra e andiamo a mangiare. Uno strano posto che cucina di tutto. Prendo del pollo con del riso. Ovviamente si mangia con le mani. Nicole tira una testata alla lattina di birra poi la morde e la beve dal punto da cui l’ha aperta con i denti.
Sono strabiliato dalla finezza di questa ragazza.
Torniamo in ostello e facciamo due chiacchiere. Dopo di che torniamo al pub centrale. Beviamo qualcosa. Stephanie è carina. Conosco due israeliane. Hila e Amit. Mi dicono che in Israele le donne fanno due anni di leva. Pazzesco, meglio non farle incazzare. Si aggiungono Rakish e Gabriel a chiacchierare. Alle 3 vado a letto. Accendo il ventilatore. Tempo di appoggiare la testa sulla fodera ed entro già nel mondo dei sogni.
Mi sveglio attorno alle 10. Ho la testa decisamente che pesa. Sarà il rum da 100 pesos. Non ho fame. Inizio a mettere in ordine un po’ di cose perchè domani lascio Boracay. Vado in spiaggia. Incontro un ragazzo che avevo conosciuto il primo giorno.
Un inglese che studia a Shangai. Mi dice che non si ricorda niente di ieri sera. E mi mostra il tatuaggio che si è fatto. Un ancora sul bicipite con scritto sotto “Mom”.
Boh vabbè. Non sembrava che la cosa gli toccasse particolarmente. Vado a fare un bagno, mentre rifletto sull’idiozia del britannico.
Torno a riva e incontro Stephanie. Chiacchieriamo e si aggiunge un ragazzo australiano.
In spiaggia fa troppo caldo e decido di tornare in ostello a fare lo zaino.
Incontro Ivan, sta andando via. Prossimo stop Afghanistan. Grande!
Gli auguro buona fortuna e lo invidio.
Vado in ostello. Incontro le due messicane che stanno prenotando dei voli. Sto lì a chiacchierare per due ore. Forse le rincontro a Palawan. Vanno in spiaggia.
Io vado a fare lo zaino e poi le raggiungo. Con loro c’è anche Matias, che tira fuori il mate argentino e ce lo offre. Beviamo e chiacchieriamo in spagnolo.
Me la cavo dai.
Vado a fare una nuotata con Paola. Stiamo sulla spiaggia tutti assieme a guardare il tramonto. Nel frattempo si è aggiunto un certo Daniel, o Diego. Non ricordo.
E parliamo del calcio storico fiorentino. Chiacchieriamo e ci godiamo lo spettacolo.
Il sole piano piano annega nel mare. I suoi ultimi raggi filtrano tra le vele dei piccoli catamarani che si arenano sulla spiaggia data dalla bassa marea. Gli occhi brillano e il cuore batte.
Aspettiamo che scompaia totalmente, e che le nuvole smettano di essere rosa e poi torniamo in ostello.

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Faccio una doccia veloce e poi mangio una pasta offerta dal’ostello. Tutti fanno il pubcrawl, io resto con le messicane e Matias a bere. Si aggiunge anche Benedetta una ragazza italiana conosciuta in spiaggia.
Beviamo sulla spiaggia e chiacchieriamo della bruttezza delle isole giapponesi. Perdiamo Matias da qualche parte completamente ubriaco. Io e le due messicane andiamo a bere al pub dove le ho conosciute. Chiacchieriamo e facciamo giochi alcolici stupidi. Incontriamo un sudafricano che lavora lì, che indossa dei pantaloni meravigliosi. Larghissimi con dei ricami d’orati. Mi dice che li ha presi in Thailandia. Ci offre da bere. Andiamo tutti a ballare. Io e Paola usciamo e andiamo a vedere le stelle con le gambe in acqua, pazzesco. Poi torniamo a ballare ancora. Troviamo Mia occupata con un ragazzo inglese. Completamente ubriaca, la perdiamo. Io e Paola andiamo in ostello. La saluto e vado in camerata, probabilmente la rivedrò a Palawan. Boh chi lo sa.
Il bello del backpacking è questo.
Non sai mai con certezza cosa succederà domani.

Il Bardo

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Última modificación 7 de Settembre de 2016

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