Preikestolen. Una roccia a picco sulla magia dei fiordi norvegesi.

29 Giugno 2016 - Redazione

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Il treno sfreccia nella luminosa notte. Ovviamente sul mio sedile dormo poco o niente. Non riesco a trovare una posizione comoda.
Il mio metro e novanta si fa sentire.
Vado a pisciare e su questi treni il bagno sembra un monolocale di design, uno di quei appartamenti in centro a Milano.
Arrivo finalmente a Sender, un paesino fuori Stavanger dove sta Guillermo, il ragazzo spagnolo che mi ospita, anche lui tramite couchsurfing.
Lui è al lavoro, però con un messaggio mi ha detto che c’è un altro couchsurfers a casa.
Arrivo, busso e mi apre una ragazza indonesiana.
La saluto e mi butto a dormire nel letto di Guillermo, come da lui consigliato, qualche ora prima di andare a fare un’escursione. Neanche a dirlo. Dormo come un bimbo.
Mi sveglio, mangio qualcosa e mi faccio una doccia. Esco e vado ad aspettare il bus che mi porterà in centro città. Dopo 40 minuti mi chiedo se il bus che devo prendere è quello giusto e scrivo a Guillermo per sapere.
Mi dice ovviamente che è il bus sbagliato. Vado al bus esatto e pago 50 nok (6 euro circa porca puttana).
Arrivo a Stavanger, che è una cittadina piccola con una classica piazzetta con un laghetto e tante viette strette colorate e affascinanti che ricordano molto le classiche case ligure con le facciate ognuna di un colore diverso.
Cerco il ponte dove partono i traghetti e dopo 10 minuti lo trovo. Salgo a bordo direzione Tau.
L’escursione che sto andando a fare è una camminata per arrivare in cima ad una roccia chiamata Preikestolen (Pulpito di roccia, in italiano) una falesia in granito di 604 metri che cade a picco sui fiordi.
Dopo un’ora di traghetto arrivo a Tau. Ora devo solo aspettare il bus che mi porti all’inizio del cammino. Siccome non ho voglia di attendere provo a fare dell’autostop all’uscita dei traghetti. Con ahimè scarsi risultati.
Quindi a malincuore, aspetto il bus che dopo venti minuti, finalmente arriva.

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Sul bus inizio a chiacchierare con una signora danese tutta vestita sportiva. Mi dice che anche lei si farà una bella scampagnata. Si chiama Pernille è danese, ma lavora a Stavanger. Mi dice che gli mancano molto i suoi figli che sono rimasti in Danimarca con il padre.
Una volta arrivati all’inizio del sentiero decidiamo di salire assieme.
Dicono che per arrivare in cima ci si mette due ore, noi ci mettiamo come traguardo 1 ora e 45. Iniziamo la salita. Vedere la tipologia di gente che scende mi dà la forza di salire, se son riusciti loro ad arrivare fin lassù ci riuscirò anche io.
Iniziamo, ed è un percorso davvero trafficato. Anziani, bimbi, genitori con bebè ed addirittura cani. Mi sembra di essere finito nell’escursione più affollata al mondo.
Il paesaggio però, è mozzafiato a dir poco.
Parlo con Pernille delle solite cose, e ridendo e scherzando in un’ora e 10 minuti siamo su.
La vista è spettacolare e il tempo è perfetto.
Non troppo caldo non troppo freddo, qualche nuvola che si fa bucare dal lucente sole.
Pernille da brava danese mi fa notare che dovevamo portarci su qualche birra. Facciamo qualche foto e strisciamo avvicinandoci allo strapiombo per rabbrividire alla vista.
Ovviamente non ci sono barriere di protezione.
Tutta la sicurezza è basata sul buon senso del visitatore. Cose impensabili nel nostro paese.
Quassù è incredibile.
La magica Norvegia ha dato le prime forti emozioni, e chissà quante ancora ce ne saranno.
Ma purtroppo è ora di andare, abbiamo il bus per il traghetto tra mezz’ora e quello successivo è un’ora dopo.

Scendiamo abbastanza veloci ma non riusciamo a fare in tempo. Provo a fare dell’autostop, e trovo una signora che va al molo. Dopo 10 minuti, Pernille, parlandole capisce cha va ad un molo di un altro traghetto. Vabbè ci lascia ad un incrocio e ricominciamo a fare autostop. Dopo 5 minuti ci caricano due ragazzi che abitano a Tau (cittadina da dove parte il traghetto giusto) che ci accompagnano. Arriviamo al pelo e saliamo a bordo.
Il viaggio mi fa sentire quanto sono stanco e inizio ad avere le gambe davvero pesanti. Tornati a Stavanger facciamo un giro per il centro e poi saluto Pernille.
Mi lascia la sua mail dicendomi di mandargli una foto di Capo Nord una volta arrivato.

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Vado al supermercato a comprare qualcosa per cena. Cerco il bus e finalmente lo trovo. Arrivo a casa e finalmente incontro Guillermo, un ragazzone spagnolo, trasferito in Norvegia perché voleva cambiar vita. Parliamo del perché, lui abbia scelto proprio la Norvegia e lui mi risponde che aveva visto la classifica delle nazioni con il PIL più alto e così aveva deciso di venir a vivere qua un anno fa. Con noi c’è anche Antonio, un altro viaggiatore. Anche lui spagnolo. Antonio è sulla trentina, ma è simpatico e mi racconta che vuole noleggiare una macchina e girare un po’ di Norvegia a caso. Nel frattempo ci cuciniamo mezzo chilo di spaghetti e poi decidiamo di andare a bere qualcosa fuori. Nel frattempo le ragazze indonesiane (che mi hanno aperto stamattina) stanno chiudendo le valigie perché domani vanno ad Oslo e tornano a casa. Anche loro hanno fatto un bel viaggio in giro per l’Europa.
Dopo cena le ragazze e Antonio stanno a casa dato che domani partono, mentre io e Guillermo usciamo a fare un po’ di festa.
Per non farmi pagare il biglietto del bus Guillermo ha una tessera cumulativa che usa per me.
Per fortuna, perché pagare altri 6 euro per 20 minuti non è che mi andasse proprio.
Sul bus è una sinfonia di bionde ed occhi azzurri che vanno in centro a fare festa, e non appena io e Guillermo iniziamo a parlare in spagnolo attaccano bottone a parlare con noi.
Parliamo della Spagna e dell’Italia. Ci diciamo le solite cose, su quanto sia bella l’Italia, su quanto loro vogliano visitarla, su quanto sia bella la Norvegia e su quanto io voglia visitarla.
Decidiamo di fare festa con loro.
Dal tratto dalla stazione dei bus al pub mi sarò innamorato una ventina di volte.
Entriamo ed è il delirio.
Musica che varia dal punk rock anni 90’, alle più celebri tamarrate dei giorni nostri.
Tutti spingono, la gente rovescia cocktail, lancia bicchieri e anche le ragazze non sono da meno urlando e spingendo. È una gran festa.
Chiacchieriamo tra di noi. Chiacchieriamo con le bionde. Chiacchieriamo con gli sconosciuti. Guillermo mi offre una birra. Io gli offro una birra. Poi delle bionde ci offrono delle birre.
Il delirio si fa sempre più delirio. Sempre più gente, sempre più ubriaconi. Le mie gambe mi stanno chiedendo pietà, ma la notte è giovane e se Stavanger vuole risucchiarmi nella sua notte folle, la mia intenzione non sarà certo quella di tirarmi indietro.
Un altro bicchiere. Un altro ballo. Un altro bacio.
Questa città ormai mi ha in mano. E come uno vortice mi sta risucchiando al suo interno, senza lasciarmi via di scampo.
Sarà una notte lunga. Sarà una notte bella.
Sarà una notte, e che notte.

Il Bardo

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