…come piccoli investigatori, provammo a immaginare una spedizione di quella portata. Gli sponsor fornivano abbigliamento adatto alle basse temperature, un equipaggiamento tecnico per immergersi (tra cui le prime mute stagne che nacquero intorno agli anni 70′), gommoni e motori per spostamenti in piccoli specchi di mare, tende particolari dove alloggiare e programmare le giornate, attrezzature adatte per bucare in profondità il ghiaccio e creare dei buchi dove immergersi, moto slitte per il trasporto dei materiali…e per concludere: una nave rompighiaccio!
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Finito di fantasticare rientrammo nella nostra “calda” piscina e quella sera fu dedicata a mettere in pratica gli insegnamenti teorici appresi in aula. Quindi, presa una certa confidenza con il nuovo ambiente passammo all’esercizio successivo, il quale consisteva nell’ attraversare la vasca della piscina in coppia con un sola bombola e un solo erogatore, facendo un solo atto respiratorio ciascuno. Nel caso un subacqueo si fosse staccato dall’erogatore riemergendo, anche il compagno avrebbe dovuto interrompere l’esercizio e portarsi in superficie.
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La vasca era lunga 33 metri e a tutto il gruppo sembrava una prova semplice e fattibile, ci incoraggiavamo a vicenda, ma ovviamente avevamo sottovalutato per inesperienza l’aspetto “ fame d’aria”. Al fatidico segnale le singole coppie iniziarono l’esercizio, ma raggiunta quasi la metà della vasca sistematicamente uno dei due sub si staccava velocemente, emergendo come un sommergibile e dopo qualche istante anche il secondo sub riemergeva….
Antonio F.
in collaborazione con Marco B.
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