Subacquei… Si nasce! (parte seconda)

8 Gennaio 2016 - Redazione

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…seconda puntata

 

di iscriverci e di affrontare tutte le difficili prove che nelle settimane a seguire avremmo dovuto superare.

 

Quella sera a casa, la mente mi riporta sulla spiaggia di Toroni… quell’uomo vestito di “nero”…Takis! di origine greca, cinquantanni , un metro e settanta circa, con pochi capelli, corporatura robusta, un gran sorriso e due occhi marroni, che sprigionavano gioia, era  riuscito a trasmettermi tutto l’entusiasmo di cui era capace, raccontandomi le sue esperienze subacquee.

 

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Takis e sua moglie Natasha, una donna di un metro e sessantacinque, occhi verdi, bionda di capelli, di bell’aspetto, sulla cinquantina, era di origine italiana e anche per lei, in quella spiaggia di tanti anni addietro incontrò l’amore: Takis! e il resto, lo potete immaginare…

 

Natasha, traduceva le mie domande a Takis, e in poche ore di conversazione, avevo acquisito tante informazioni: alcune divertenti, altre incredibili!
E alla fine osai la domanda: POSSO PROVARE?
La bombola era scarica, e quindi doveva portarla a ricaricare, e ci accordammo per il giorno dopo offrendomi di accompagnarlo ( con la presenza di Natasha). Durante il tragitto mi raccontava del disagio nel portarla a ricaricare, percorrendo con la macchina, quella strada tutta a curve per circa una quarantina di chilometri ad andare e altrettanti al ritorno, dove raggiungeva una officina di riparazioni per automobili gestita da un caro amico di Takis.

 

Questo amico possedeva un vecchio ma funzionante compressore , che poteva essere usato per ricaricare la bombola a mio avviso con un po’ di incoscienza!La posizione del compressore non era delle migliori: posizionato in una stanza, con all’interno fusti di olio da cinquanta litri…alcuni aperti, altri gocciolanti in terra e nell’aria della stanza un odore pungente. Ma a quei tempi e in quei paesini della Grecia, tutto era possibile!
In fondo a Takis, bastava poter respirare sott’acqua o ripararsi la muta subacquea da una abrasione, come se fosse stata una camera d’aria di una bicicletta, e in fine la difficoltà di partire dalla spiaggia indossando l’attrezzatura e nuotare verso il punto d’immersione…completamente da solo!

 

Per noi, oggi, quelle situazioni non sono realizzabili! Abbiamo il posteggio per le nostre automobili, comodi diving con potenti gommoni o barche, siamo equipaggiati di tutto punto e per finire al rientro, il ristorante, dove concludere la nostra giornata con una bella chiaccherata!

 

Io e mio fratello frequentavamo la piscina tutti i venerdì sera, e ogni lezione era una vera sfida con noi stessi!
Dovevamo superare degli esercizi che a volte si ripetevano per tutta la serata, a volte per settimane e con il passare delle lezioni, gli esercizi erano sempre più difficili! Moltiiscritti al corso abbandonavano e si ritiravano, pochi altri continuavano.
Ad un certo punto del corso ci attendevano due prove difficili e le voci che aleggiavano in piscina riguardanti queste due prove, di sicuro non ci aiutavano!…come ogni “storia” che parte da dieci e quando arriva alle tue orecchie ha superato cento…non riesci a renderti conto di quanta verità ci sia e quanto di inventato

 

alla prossima puntata…

 

Antonio F.
in collaborazione con Marco B.

 

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