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Alma Karlin, 9 anni per girare il mondo

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Alma Karlin, la viaggiatrice instancabile che negli Anni Venti girò il mondo da sola, ancora oggi è ricordata per essere stata una poetessa e scrittrice di talento ma anche una delle più grandi viaggiatrici del Novecento.

Alma Karlin, la viaggiatrice che girò il mondo
Alma Karlin, la viaggiatrice slovena di origini austriache di cui nel 2019 ricorre il 130esimo anniversario dalla nascita, rappresenta oggigiorno non solo per le donne ma per chiunque ancora coltivi il gusto dell’avventura un vero esempio. Infatti la giornalista e autrice di ben ventidue libri, partendo dalla natia Celjie (dove c’è una statua che la raffigura con la valigia in mano), ha compiuto da sola in nove anni il giro del mondo: non a caso uno dei suoi scritti più celebri è intitolato “Odissea di una donna solitaria” e fu profetico della malinconica conclusione di una esistenza avventurosa e vissuta in modo inusuale per le donne dell’epoca.

La passione per le lingue e i viaggi
Alma Karlin, la viaggiatrice che visitò tutti i continenti, nacque da una famiglia agiata che assecondò sin da piccola la sua passione per le lingue e la mandò a studiare in Austria: da Graz a Londra il passo fu breve e lì Alma si diplomò alla “Real Society of Arts” lavorando poi come traduttrice. Nel corso della sua vita arrivò a parlare dodici lingue diverse e in ogni attività mostrò una determinazione e un senso del sacrificio che sbalordì molte donne. Allo scoppio della Grande Guerra la Karlin fece tappa anche nei Paesi scandinavi e qui, grazie anche all’attività di scrittrice, fu proposta invano per il Premio Nobel per la Letteratura da Selma Lagerlöf, la prima donna a vincere questo riconoscimento.

L’opposizione al nazismo e gli ultimi anni

Ma è nel 1919 che Alma Karlin, la viaggiatrice a cui la levatrice aveva dato pochi mesi di vita, intraprese l’itinerario che la rese immortale: raccolti i fondi necessari, lasciò la Slovenia per un tour del mondo che la vide anche arrangiarsi con mezzi di fortuna e vivere le tappe in modo avventuroso. Si fermò in ciascun luogo almeno un mese tenendo un diario, scrivendo per diverse testate degli articoli nei quali annotò i più svariati aspetti culturali e sociali di ogni popolo e spedendo a casa manufatti e oggetti acquistati. Al ritorno in patria, nel 1928, affetta da malaria e depressione affrontò la morte della madre e la persecuzione del regime nazista: la Gestapo la considerava una oppositrice e solo grazie ad amicizie altolocate evitò la deportazione. Negli ultimi anni la Karlin non ripartì più e, prima che un tumore al seno la stroncasse, continuò a condurre quella vita solitaria e senza legami stabili che secondo lei era necessaria per viaggiare ed essere libera dalle convenzioni dell’epoca.

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Ultima modifica 17 de Settembre de 2019

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