Il Prora è l’albergo partorito direttamente dalla mente fanatica di Adolf Hitler e qui egli ha voluto riflettere tutta la megalomania impressa al Reich negli anni del conflitto scoppiato tra il 1939 ed il 1945.
Si può avere una idea della vastità dell’edificio solo sorvolando l’isola di Rügen sulla quale l’hotel sorge, nel mezzo del mar Baltico: si sviluppa lungo l’insenatura Prorer Wiek per una lunghezza di 5 km, con ben 10.000 stanze, tutte doppie e ottimamente accessoriate, suddivise in un centinaio di edifici e con quel riscaldamento centralizzato che, per gli standard di allora, era un vero e proprio lusso.
Tutte queste camere lo renderebbero l’hotel più grande al mondo: è bene usare il condizionale perché in 76 anni nessuno ha mai soggiornato qui e, a parte un’ala occupata da una discoteca e un museo, l’ambiente è degno di un film horror tra vetri rotti e porte cigolanti tanto da essere meta dei cacciatori di fantasmi.
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Non vi è dubbio però che in futuro prenderà vita visto che la compagnia tedesca “Metropole Marketing”, acquistando i diritti sull’intero edificio, non solo provvederà alla creazione di un vero hotel di lusso in stile moderno con tanto di nuovi ascensori, una lavanderia e una spa, ma costruirà ville e appartamenti con piscina e giardini che potranno arrivare a costare anche più di 850 mila euro.
Dunque verrà completato il progetto alberghiero, anche se non quello di Hitler che non vide mai realizzato l’albergo a causa della guerra: egli voleva rispondere alle grandi strutture alberghiere britanniche, come la “Butlins”, nate prima del secondo conflitto mondiale. Così il Führer decise di creare quest’hotel per offrire svago ai lavoratori tedeschi e alle rispettive famiglie, con la possibilità anche di effettuare crociere a partire dal pontile alla volta delle Canarie, dominate dal suo sostenitore Franco: tutto rientrava nella propaganda nazista rivolta alle famiglie sotto lo slogan “forza attraverso la gioia”.
Ma nè il pontile, nè l’ospedale o il cinema o la scuola furono mai realizzati a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che comportò la migrazione di tutti i lavoratori nelle fabbriche belliche.
Sorprende che con l’infausto esito della guerra per i tedeschi, il complesso non sia stato distrutto: i sovietici ci pensarono ma non avevano abbastanza dinamite per abbatterlo, così alla fine divenne presidio della Germania dell’Est fino ad essere dimenticato da tutti.
Adesso rinascerà certamente con una filosofia diversa e soprattutto con la speranza di cancellare il suo triste passato.
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