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Pensando agli antichi Nabatei, la mente corre subito a Petra. Eppure c’è un’altra testimonianza che questo affascinante popolo ha lasciato: si tratta di Mada’in Salih in Arabia Saudita.
La meraviglia del deserto
Mada’in Salih sorge nella spettacolare regione desertica di Hijaz, nel nord dell’Arabia Saudita, a 300 km circa da Medina e a ben 500 km da Petra, in Giordania. Il regno nabateo nel I a.C. era molto esteso e comprendeva le odierne Egitto, Israele, Arabia Saudita, Giordania, Siria e Palestina: se Petra era la sua capitale e importante crocevia da cui transitavano prodotti esotici e merci preziose, Mada’in Salih le era seconda per importanza, riprendendone le caratteristiche architettoniche.
Mada’in Salih è sostanzialmente un sito pre-islamico risalente al periodo tra il I a.C e il II d.C, abitato dai Thamudeni prima e dai Nabatei poi, per poi essere conquistata dai soldati romani nella politica espansionistica di Traiano.
Entrando nel sito di Mada’in Salih, vi ritroverete davanti a vestigia sorprendentemente scavate nella rossa pietra arenaria tipica del deserto. L’antica città era ricca di mura, torri e di condotte d’acqua grazie alle quali l’acqua riusciva a soddisfare il fabbisogno della popolazione garantendole prosperità: ciò che potete vedere oggi di Mada’in Salih sono invece soprattutto le centinaia di tombe che si aprono davanti ai vostri occhi e che hanno reso questo sito arabo Patrimonio dell’UNESCO.
I simboli del sito archeologico
Le tombe hanno in molti casi sorpreso gli studiosi, essendo alcune di esse costituite da pietra differente da quella reperibile nel deserto: il mistero è ancora fitto, ma si pensa che saranno le sabbie del deserto a fornire la risposta a queste domande.
Tra i simboli di Mada’in Salih ci sono il Diwan e il Qasr al Fraid: il primo era il luogo dove si riuniva il Parlamento Nabateo, raggiungibile superando uno stretto cunicolo. Il Qasr al Fraid si parerà davanti a voi come cascato dal cielo, un eremo isolato nel silenzio del deserto: ammirate la facciata finemente cesellata di questa tomba alta quattro piani rinvenuta pressoché intatta grazie all’asciutto clima desertico.
L’opera di restauro è ancora in atto nel sito, per permettere finalmente a tutti i turisti di scoprire le bellezze di Qasr al Fraid in tutta la sua interezza: pensate che fino a qualche anno fa l’accesso era consentito esclusivamente ai locali e solo a quelli più coraggiosi. L’antica città era infatti considerata un sito maledetto: la nomea era con molta probabilità legata agli antichi Thamudeni che, a causa della loro vita dissoluta, furono scomunicati dallo stesso Allah.
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