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Terremoti: ecco perché non è possibile prevederli

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L’Italia è uno dei luoghi più sismici della terra. Decine di terremoti disastrosi hanno interessato il nostro territorio nel corso dei secoli, ma ancora oggi non è stato ideato alcun metodo affidabile per prevedere i terremoti. Cerchiamo di capire meglio il perché.

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Cosa sono i terremoti?

Un terremoto è il risultato delle rotture e degli scivolamenti che avvengono lungo le faglie che delimitano le cosiddette placche tettoniche, ovvero blocchi più o meno estesi di roccia. Le placche, infatti, non sono immobili ma si muovono continuamente, anche se di pochi centimetri all’anno. La tensione accumulata sfocia in improvvisi eventi traumatici potenzialmente distruttivi come i terremoti. I primissimi modelli previsionali furono creati negli anni ’80 ed erano fondati su cicli regolari, in grado di misurare la ripetizione degli episodi sismici in base ad intervalli costanti di tempo (il cosiddetto periodo di ritorno). Il modello in questione in alcuni casi sembra funzionare, sebbene esistano numerose circostanze che inficiano la bontà di tali modelli previsionali.

Perché non è possibile prevedere i terremoti?

Innanzitutto, non esiste un limite di accumulo della tensione dal quale deve necessariamente scaturire un terremoto. Inoltre, non è detto che la frizione sul piano di faglia resti sempre costante nel corso del tempo dando origine a terremoti separati da un preciso arco temporale. Insomma, i modelli fondati sui periodi di ritorno sono soggetti a moltissime variabili, che non fanno altro che rendere più difficoltoso prevedere i terremoti, sebbene la storia possa fornire ricorrenze sismiche abbastanza precise. In tal caso, però, è necessario sottolineare come si tratti di previsioni a lungo termine, tutt’altro che precise.

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La legge di Gutenberg Richter

Questo teorema si basa sulla distribuzione regionale dei terremoti oltre una certa magnitudo. La legge in questione consente di prevedere gli eventi più forti che possono colpire una precisa area terrestre sommando la magnitudo dei terremoti registrati in passato nella stessa regione. Ovviamente, questa distribuzione presuppone un tasso di sismicità costante ed una magnitudo indipendente da quella dei terremoti precedenti. A causa del suo elevato grado di approssimazione, questa legge è stata recentemente messa in discussione. Pertanto, ad oggi, l’unica maniera per prevedere i terremoti è individuare l’inizio di un’area di rottura, in modo da farne un marcatore. Individuare queste aree a rischio, purtroppo, è molto complicato poiché, a differenza dei meteorologi che dispongono di profili dettagliati della pressione, della temperatura e dell’igrometria, i sismologi non hanno alcun sensore posizionato al di sotto della crosta terreste.

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Ultima modifica 17 de Gennaio de 2018

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