L’Angola è il settimo paese più grande dell’Africa, ma soprattutto è una destinazione semi-sconosciuta per il turista medio italiano. Questa ex colonia portoghese è stata infatti travagliata da una terribile guerra civile durata 40 anni, che terminò solo nel 2002.
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Oggi l’economia dell’Angola è in grande espansione grazie agli importanti giacimenti di gas, petrolio, diamanti, ferro e altri minerali, oltre ad una florida agricoltura.
Il turismo è una industria ancora incipiente però già prosperosa, che attrae ogni anno sempre più persone. Va detto che l’Angola ha circa 1.600 chilometri di costa atlantica, tradizionalmente sfruttata per la pesca. In realtà la costa angolana va vista come una spiaggia interminabile e quasi sempre deserta, quindi con un enorme potenziale turistico.
Nella regione meridionale, invece, si alternano spiagge e scogliere. Il punto culminante dell’Angola si trova al centro del paese: è il Monte Moco, a 2.620 metri di altezza.
Rispetto alla vegetazione, il territorio dell’Angola si divide tra la foresta tropicale al nord, la savana al sud, le praterie a sud-est ed i palmeti della costa. Questa molteplicità di paesaggi permette la sussistenza di una fauna molto variata. In Angola sono presenti molti degli animali emblematici dell’Africa, come leoni, ippopotami, rinoceronti e persino i gorilla. Tra gli uccelli, vanno citati le aquile, i falchi, i pellicani, i pappagalli o i rarissimi calao.
Luanda, la capitale, è la tipica metropoli africana e caotica con più di 3 milioni di abitanti. Tuttavia una delle città più turistiche dell’Angola è Lubango, famosa per la bellissima architettura coloniale portoghese. È situata al sud, poco prima del deserto, su un altopiano verde pieno di manghi e baobab. Ancora più a sud si trova la foce del Kunene, un fiume che sorge da un canyon e che segna il confine con la Namibia. Da lì su può accedere al Parco Nazionale di Iona, un habitat selvaggio in cui è facile avvistare gazzelle, struzzi e zebre, oltre ai pastori nomadi himba.
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Le persone che sono abituate a viaggiare per l’Africa dicono che il sud dell’Angola somiglia alla regione del Kakoland della Namibia, un paese molto più turistico grazie alle ottime strutture di cui dispone. Anche le popolazioni locali sono simili alla Namibia: ci sono i cacciatori boscimani, gli agricoltori ottentotti, i pastori herero riconoscibili grazie agli abiti ottocenteschi in stile europeo delle donne e gli himba, una popolazione nomade radicata ai tempi preistorici.
Le donne himba vanno in giro seminude ed abitano in capanne fatte di rami e paglia. Inoltre, spalmano sul proprio corpo il grasso e l’argilla rossa e si adornano con pezzi di osso e conchiglie. Al loro cospetto il viaggiatore avrá la sensazione di viaggiare all’indietro nel tempo e di sommergersi in una tribù.
L’Angola è anche famosa per la capoeira, una disciplina che sta a metà tra la danza e la lotta e che venne esportata in Brasile durante l’epoca della tratta degli schiavi. La vera capoeira, quindi, è di origine angolese e trae le sue origini dai rituali di sposalizi bantous (una delle etnie dell’Angola). La semba, il kuduro e la kizomba sono gli altri balli nati in Angola.
Da non perdere il carnevale di Luanda: per due giorni gli abitanti della città si travestono e sfilano allegramente per le strade.
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