Couchsurfing. Il social network che mi fece scoprire le vere Filippine dormendo a casa di sconosciuti.

14 Settembre 2016 - Redazione

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Couchsurfing è un social creato per i viaggiatori, e non per i turisti.
Sia ben chiaro questo punto. Questo social network ti permette di essere ospitato gratuitamente in casa di gente del posto in cui stai viaggiando.
Molti direbbero fin da subito: “Bello, un hotel gratis”, ed è proprio qui che avviene la distinzione tra turista e viaggiatore.
Il viaggiatore in quell’ospitalità, non ci vede un “hotel gratis” ma bensì l’opportunità di immergersi totalmente nella cultura del luogo, vivendolo come un normale abitante di esso. Con la possibilità di una condivisione di sapere e di cultura che solo in alcuni ambiti può avvenire.
Certo, la paura di andare a dormire a casa di sconosciuti ferma molti, ma una volta superata questa paura e aver fatto tornare la fiducia nello sconosciuto, si apre un mondo incredibile, pieno di esperienza da portarsi per sempre con sé.
Ed esiste, inoltre, anche la possibilità di non restare a dormire, ma solo di incontrarsi e vedere quei posti nascosti che solo una persona del luogo conosce.

Ed è proprio qui, nelle Filippine, che parte la mia prima esperienza di Couchsurfing, più precisamente a Puerto Princesa, nell’isola di Palawan, per poi andare nel piccolo villaggio di El Nido, il mio punto d’arrivo.
Chi mi ospita è un certo Dante. Prendo un tuk tuk dall’ostello in cui ho soggiornato appena atterrato e arrivo a Casa Nieves, la casa di Dante, un regista di cinema. Una delle case più belle e particolari dove sia mai stato.

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Arrivo e ad accogliermi c’è proprio Nieves. La mamma di Dante, che chiama un certo Rocky.
Rocky è l’aiuto regista. Un ragazzo giovane e simpatico. Mi dice dove sistemarmi e poi mi fa vedere la casa e qualche lavoro che stanno montando. La casa è pazzesca. Ogni stanza ha il suo perché. Tavoli e sedie incollati al soffitto. Facce disegnate sulle pareti. Amache di legno.
Sto lì a chiacchierare con loro, su cosa fanno e soprattutto su come andare a visitare l’underground River, una delle sette meraviglie del mondo naturale che si trova a 40 km. Mi dice che devo andare a farmi fare un permesso in comune. Esco e vado a prendermi questa carta per effettuare la visita a questo Underground River, per domani. Prima di tornare mi mangio due panini ad un baracchino. Torno a casa e finalmente incontro Dante.
Lo conosco ed è una gran persona. Mi offro di far parte di un progetto che sta facendo per salvaguardare la lingua locale. Conosco anche Chris, un fotografo americano volontario che lavora con lui. Anche lui una persona deliziosa.
Ma alle 4 devo incontrare Neil, un altro ragazzo conosciuto su Couchsurfing che si offre di accompagnarmi per fare una camminata su una collina dove posso ammirare le isole e il panorama. Dante mi da uno strappo e finalmente incontro Neil e il suo amico Jasper.
Facciamo una scalata che mi uccide. Ma una volta arrivati su è uno spettacolo di panorama. Scendiamo correndo. Che non è una buona idea. (Ma qui non è che gliene freghi molto.)
Torniamo in città facendo autostop. Ci caricano e conosciamo uno svizzero sul camioncino. Saluto Neil e il suo amico ringraziandoli. Torno a casa Nieves.

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Mi faccio una doccia lunga una vita.
Lavo le mie cose a mano e poi chiacchiero con Mama Nieves. Giochiamo sul mio nome.
Cioè, se io mi presentassi come BaIArdo starei dicendo che sono un pazzo. Vabbè ho fame, mangio un piatto di riso con dei calamarini. Pago 35 pesos la cena. L’equivalente di 70/80 centesimi di euro.
Chris mi invita a bere con lui e Dante in un baretto sull’ oceano. Andiamo e finiamo in un concorso di bellezza per poliziotte. Un orrore insomma. Ci sediamo e chiacchieriamo.
Dante mi parla dei suoi progetti. Chris lo elogia. Scopro che è il regista di “Survivor” filippino.
La nostra isola dei famosi. Wow. Pago il primo giro di birre, come segno di ringraziamento.
Chiacchieriamo e sono sempre più felice di essermi lanciato in questa esperienza.
Torniamo a casa. Mi butto a letto, sono distrutto. Le zanzare mi mangiano e dopo 3 ore mi addormento per bene. Senza sapere che il giorno seguente avrei visitato l’Underground River, dove avrei conosciuto una famiglia filippina incredibile e di grande bontà. Ma questa è tutta un’altra storia.

Per tornare verso Puerto Princesa cerco di fare dell’autostop, ma passano solo bus di turisti organizzati. Dopo un’ora decido di prendere anche io il bus per tornare in città
Arrivo a Puerto Princesa per il tramonto. Fa un caldo boia. Riposo un po’. Leggo. Poi vado a mangiare qualcosa.
Mi compro delle patatine per il viaggio di domani che mi porterà ad El Nido, e dell’acqua.
Torno a casa e mi butto a dormire. Fa troppo caldo. Incontro Dante domani mi vuol far fare il “Word of the Day”. Sono entusiasta. Mi faccio una doccia prima di andare a dormire. Rincontro Dante in terrazza e mi chiede se preferisco portare il materasso in stanza da lui che ha l’aria condizionata. Accetto. È un sogno, mi addormento come un bambino avvolto nel mio pareo.
Niente mosquito. Niente caldo. Che belle la vita.
Mi sveglio che sono le 8.30. Mi ritrovo addosso una coperta che non è mia.
Esco e vedo Dante che fa colazione. Mi dice che mi ha coperto perché sembravo un bambino infreddolito. In questo paese sono tutti gentili.
Mi sciacquo la faccia e poi dico a Dante che sono pronto
per il “Word of the Day”.
Dante chiama Rocky e poi andiamo sul tetto, ci arrampichiamo sul gazebo e lo giriamo li. La parola del giorno è “Tugondo” che significa cappello.
Dopo vari tentativi c’è la faccio. Non vedo l’ora di vedere come è venuto. Poi Dante mi chiede un altro favore. Se può riprendermi mentre invito la gente a venire al festival che sta organizzando. Ovviamente in italiano.
Accetto emozionato e, dopo vari tentativi, ci riesco.
Sono contento di far parte, anche se in piccolissima forma, a questi progetti. Andiamo giù e parliamo. Gli chiedo dove è possibile far autostop per El Nido. Mi dicono verso nord della strada principale. Chris mi chiede se può scattarmi delle foto mentre provo a fare autostop. Accetto. Saluto tutti con grande affetto.
Non prima di aver fatto una foto assieme.

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Purtroppo Rocky è in città per dei lavori e non è con noi. Questo primo Couchsurfing è stato davvero bello.
Mi è venuta ancora più voglia di ospitare e di farmi ospitare. Chris mi da uno strappo. Mi fa qualche foto e poi lo saluto. Mi carica una macchina ma mi lascia a 30 minuti da Puerto Princesa.
Decido di prendere il bus perché ho sentito delle messicane che ho conosciuto a Boracay, e mi ospitano in camera loro. Devo arrivare per la sera.
Metà bus è occupato da televisori. Boh. Distendo le gambe.
Riposo un po’.
In una pausa per sgranchire le gambe e pisciare incontro un ragazzone filippino di nome Ken, chiacchieriamo e mi racconta che questo è il suo primo viaggio fuori dalla sua città. Abita a Manila ed è la prima volta che mette il muso fuori da lì. Incredibile.
A metà salgono una mandria di turisti russi. Con i loro trolley, i cappelli di paglia e gli occhiali da sole colorati e casse con musica a palla. Persone come queste saranno la rovina di questo paradiso.
Amo viaggiare ma odio i turisti.
Il bus continua ad andare dondolando, cullandomi tra queste strade mal messe.
Sono partito con uno zaino, di 8 chili.
Ora oltre a quello mi porto l’esperienza meravigliosa del couchsurfing.
Un mondo nuovo, dove l’ospitalità e la fiducia regnano sovrani.

Il Bardo

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