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Longyearbyen, la cittadina norvegese dove morire è vietato

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Credereste mai che esiste al mondo un luogo dove è chiaramente vietato morire? Ebbene volate a Longyearbyen, nelle Isole Svalbard, dove appurerete di persona quanto vero sia questo divieto.

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Longyearbyen e l’influenza spagnola

Longyearbyen sorge sull’isola di Spitsbergen e vi si presenterà come un luogo tanto spettacolare quanto remoto: è nella parte più settentrionale della Norvegia, affacciata sul Mar Glaciale Artico e a “soli” 966 km dal Polo Nord. Ovunque ci sono montagne bianche, ghiaccio, licheni e muschi, con colorate case di legno costruite come palafitte per non essere a contatto con il suolo ghiacciato.

A queste latitudini, dove le temperature possono sfiorare anche i -30° e dove non è poi così raro incontrare orsi polari, potrete godervi spettacoli che solo la natura può regalare: dalla magica aurora boreale alla notte artica da ottobre a gennaio fino all’emozionante sole di mezzanotte d’estate.

È proprio in questo luogo magico che però vige una legge alquanto sinistra: è vietato morire. Tutto  ha inizia negli anni in cui la terribile influenza spagnola dilagò in Europa mietendo vittime ovunque e decimando il 5% della popolazione mondiale. Le Isole Svalbard non furono risparmiate dalla pandemia: negli anni ’30 però si scoprì che i corpi sepolti erano intatti e non in fase di decomposizione. Temendo che l’influenza potesse risvegliarsi e colpire ancora, le autorità decisero di chiudere il cimitero dal 1950.

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Le stranezze di Longyearbyen

Nel 2000 alcuni scienziati decisero di riesumare i corpi di sette minatori vittime dell’epidemia e fecero una scoperta incredibile: nelle salme il ceppo del virus era ancora vivo e potenzialmente letale, dando valore alla decisione di chiudere il cimitero visto che i residenti hanno fino ad allora vissuto inconsapevolmente in costante pericolo. Tutti i corpi delle vittime della pandemia furono bruciati e, sotto le bianche croci che potrete vedere, sono presenti solo ceneri.

Da qui la decisione delle autorità competenti di impedire ai residenti di spirare a Longyearbyen: chi è in punto di morte o chi muore inaspettatamente in città dovrà essere trasferito nell’ospedale più vicino (a 2 ore di distanza). Chi ama queste desolate lande può essere sepolto qui ma solo previa cremazione e consenso degli organi preposti.

Soggiornando qualche giorno a Longyearbyen avrete comunque modo di notare non solo al bellezza dei paesaggi, ma anche altre stranezze: ad esempio, dovrete levarvi le scarpe per entrare negli edifici, potrete consumare alcol limitatamente e certamente non vedrete gatti in giro, per non mettere in pericolo gli uccelli artici.

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Última modificación 19 de Settembre de 2018

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