Užupis, il quartiere-stato di Vilnius dove si vive per vivere, e non per sopravvivere.

20 Ottobre 2016 - Redazione

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Mi misi lo zaino in spalla e iniziai a camminare verso la stazione. Io e il mio zaino, di nuovo soli per continuare la nostra infinita storia d’amore. Solo pochi riescono a capire l’affetto che un backpacker ha per il suo zaino. Alla fine non è nient’altro che un contenitore, al cui interno c’è tutto ciò che può servire per continuare a vagabondare per le strade del mondo. Eppure, al mio zaino, voglio bene, ci tengo a lui. Alla fine quando raggiungo le mie mete in solitaria, nei più lontani posti del mondo l’unico che c’è sempre stato è lui, Snoopy, il mio zaino. E quando me lo carico sulle spalle, pronto per immergermi in un’altra realtà, le sensazioni che mi colpiscono sono molteplici. L’eccitazione è quella che prende il sopravvento, data l’incredibile voglia di scoperta che ho, solo l’idea di arrivare in un’altra città mi fa accendere l’anima. Poi come una cascata arriva l’adrenalina del viaggio, quella sensazione di tornare sulla strada facendo passare chilometri e chilometri sotto i miei piedi. E come ultima arriva quel pizzico di paura data dalla avventura, dal senso di piccolezza in questo incredibile mondo, così grande che sarà impossibile vederlo tutto.
Insomma una sensazione sublime, data dall’eccitazione e dalla paura, un po’ come quando si osserva un vulcano in eruzione. Ecco questa potrebbe essere a grandi linee la ricetta della sensazione del viaggiatore. E questa era la mia sensazione mentre mi avviavo a prendere il bus per Vilnius, terza tappa del mio viaggio tra le città baltiche.
Il cielo è buio e c’è quella pioggerellina che non la senti ma che ti infradicia in 10 minuti. Sul mio zaino ho applicato un rudimentalissimo telo anti pioggia fatto con un sacchetto della spazzatura. Povero Snoopy. Il bus sfreccia tra la pioggia e il buio causato da queste nuvole color cenere che coprono il sole, facendo sembrare brutto il paesaggio al di fuori del finestrino. Dopo poche ore arrivo a Vilnius. E’ notte e fa un freddo cane. Mi copro, cerco il mio ostello chiamato Jamaika, e dopo pochi minuti lo trovo. Sembra una casa occupata dei tempi d’oro di Berlino, quando mi andavo ad ubriacare al cafè Zapata (ora chiuso) perché sommerso da pene d’amore.
Mi sistemo in camerata ed è una delle camerate più belle che abbia mai visto, ogni letto è diviso da delle tende e sembra di stare in un letto a baldacchino.

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Decido di bermi una birra, ma ormai è tardi per uscire. Scendo al bar dell’ostello e conosco una ragazza irlandese che viaggia con un’amica. Ci sediamo dentro una vasca da bagno ed iniziamo a chiacchierare del più e del meno fino a mezzanotte passata. La giornata è stata lunga, quindi decido di salutarla e mettermi a dormire come un sasso. La mattina dopo, mentre faccio colazione incontro Valerie, una ragazza ucraina che andrà a trascorrere il resto delle sue vacanze in Piemonte. Bah. Facciamo due chiacchiere e decidiamo di andar a mangiare fuori del cibo locale, e tempo un’ora ci troviamo a mangiare salsiccia cotta nella birra con un contorno di patate al forno deliziose, il tutto accompagnato da una fresca birra artigianale alle castagne. Ma purtroppo la meravigliosa Valerie, ed era davvero bella vi assicuro, deve prendere il suo aereo per Milano, quindi decido di lanciarmi alla scoperta di Vilnius in solitaria. Mi viene in mente che ieri sera, la ragazza irlandese mi aveva accennato che c’era una sorta di quartiere indipendente, che assomigliava molto a Christiania, il quartiere hippie di Copenaghen. Questo però aveva più un’ impronta artistica. Quindi, affascinato dall’idea di vedere qualcosa di nuovo, mi lancio alla scoperta di questo luogo, e come per magia mi ritrovo all’interno di un quartiere interamente governato dall’arte. Il nome del quartiere, che gli abitanti hanno fatto repubblica nel 1997. Si, esatto una repubblica, con tanto di inno, bandiera, un piccolo esercito e di una meravigliosa costituzione-inno all’anticonformismo, alla libertà, alla pace e all’amore. I 41 articoli sono incisi su pannelli in 21 differenti lingue esposti su un muro di strada Paupio, una delle vie principali del quartiere e costituiscono i cardini dell’anima e della filosofia della giovane repubblica.

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Per esempio:
6. Ogni uomo ha il diritto di amare
7. Ogni uomo ha il diritto di non essere amato, ma non necessariamente
Oppure, ancora:
10. Ogni uomo ha il diritto di amare un gatto e prendersi cura di lui
11. Ogni uomo il diritto di prendersi cura di un cane fino alla morte di uno dei due
12. Ogni cane ha diritto di essere un cane
13. Ogni gatto non ha il dovere di amare il suo padrone, ma gli deve essere di aiuto nei momenti di difficili
E per concludere:
39. Non vincere
40. Non contrattaccare
41. Non arrenderti

Insomma un piccolo stato fondato sulla filosofia di vivere pacificamente e sull’arte. Uno stato che ha come cittadino onorario niente meno che il Dalai Lama. Se siete a Vilnius, non potete non passare una giornata a perdervi tra le vie di questo meraviglioso quartiere. Non potete non dondolarvi sull’altalena che è attaccata al ponte, pucciando i piedi nell’acqua fresca del Vilnia, oppure perdervi tra il bazar tibetano.

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O ancora, farsi rubare gli occhi dalle opere di arte moderne esposte nelle tantissime gallerie.
O semplicemente leggere la costituzione e sognare di vivere dove si viva con i principi di essa. Dove si abbandona il regno del denaro e dell’apparenza, lasciando spazio al dominio della bontà d’animo e dell’essere se stessi.
Dove si vive per vivere, e non per sopravvivere.

Il Bardo
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